Scomparsa la chiesa di San Martino, che con la sua centa (muraglia difensiva) un tempo costituiva il fulcro della parte settentrionale dell’attuale borgo di Clauiano, l’odierna chiesa parrocchiale di San Giorgio rimase l’unica officiata nel paese e tuttora s’innalza sul terrapieno originariamente protetto dalla propria centa e racchiudente anche il cjampsant, la canipa (magazzino) e altri edifici. Nel Trecento era proprio nella ecclesia Sancti Zorzij che ci si riuniva per risolvere controversie o prendere decisioni: d’altronde nella stessa chiesa si teneva da tempo il “Placito di Cristianità” del patriarca di Aquileia, che prima del 1031 già aveva piena giurisdizione su Clauiano. Esternamente caratterizzata da una facciata a capanna scandita da quattro snelle lesene terminanti nel frontone a spioventi spezzati su cui s’innesta la robusta torre campanaria (a sezione rettangolare con cella a bifore e monofore, sovrastata da lanterna ottagonale chiusa da cupolina a falde metalliche), la struttura tradisce le sue origini della prima metà del Settecento e presenta all’altezza del timpano, entro nicchia ovale centrale, un Padreterno scolpito del XVII-XVIII secolo.
Clauiano, Chiesa di San Giorgio Martire
All’interno, fa bella mostra di sé gran parte del tradizionale patrimonio processionale (gonfaloni, labari, stendardi, insegne…) e un pregevole fonte battesimale sorretto da angioletti attribuito al lapicida lombardo cinquecentesco Carlo da Carona, chiuso da portelle in rame del Seicento dipinte da Vincenzo Paladin. Sul marmoreo altar maggiore del 1699, opera del goriziano Pasquale Lazzarin arricchita meno di ottant’anni dopo dalle “figurine” (statue) dell’udinese Adeodato Periotti, spicca la pala raffigurante il titolare (San Giorgio e il drago): settecentesca come l’altare laterale dedicato a san Sebastiano, sul quale compare la coeva pala del Crocifisso fra i santi Sebastiano, Carlo, Nicolò e Rocco con le anime del Purgatorio. Molto interessante è il tardoseicentesco dipinto dell’Adorazione dei Magi, attribuibile al carnico Osvaldo Gortanutti e ispirato a modelli pordenoneschi dell’Amalteo oltreché agli usi e costumi del Friuli del tempo (oreficerie, abiti ecc.). Elegante l’orchestra in legno laccato costruita al di sopra della parte sud del coro ligneo del presbiterio (in sostituzione di quella preesistente, tipicamente sovrapposta al portale d’ingresso) e animata da bassorilievi dorati a soggetto “musicale” – Davide danza davanti all’Arca, Adorazione dei pastori fra cori angelici e Santa Cecilia all’organo – opera dell’intagliatore Luigi Piccinin grazie a un lascito ad hoc del clauianese Giuseppe Moro (1899).
Testo di Gabriele Caiazza