Intitolata al martire Teodoro e di origini sicuramente pre-trecentesche (al 1306 risaliva infatti la chiesa che precedette l’attuale, essendo stato fatto incendiare proprio in quell’anno l’edificio ancor più antico), la parrocchiale di Trivignano Udinese si erge sullo stesso terrapieno dominato dall’imponente campanile ristrutturato nel 1832/36 (una torre isolata su pianta quadrilatera, di origini medievali ma più volte rimaneggiata, compresa l’aggiunta della cella campanaria a bifore sormontata da lanterna ottagonale con oculi e cuspide in lamiera a otto falde sagomate) e sul quale si dispiega pure il sagrato, al quale si accede da un’ampia scalinata fiancheggiata dalle statue dei santi Pietro e Paolo su colonnine.
L’attuale luogo di culto – per il quale fu adattata a fonte battesimale l’acquasantiera scolpita nel 1540 per la chiesa precedente dal lapicida lombardo Carlo da Carona – fu consacrato dal patriarca aquileiese Giovanni Dolfin nel 1663 (come ricorda un’epigrafe murata all’interno) al termine dei rifacimenti seicenteschi, dopodiché subì altri interventi successivi che ne attenuarono la pur controllata impronta barocca. Sovrastato da un frontoncino entrecoupé a spioventi spezzati, il sobrio portale lapideo reca la data 1638 ed è stretto fra quattro snelle lesene che, poggianti su alti plinti, sostengono la trabeazione sormontata da finestratura cieca, raccordata lateralmente da volute e a sua volta sovrastata dal frontone.
Trivignano, Chiesa di San Teodoro Martire
L’interno presenta un’unica spaziosa aula rettangolare (pavimentata fra il 1773 e il 1777 dall’udinese Adeodato Periotti), con quattro cappelle laterali e presbiterio rialzato di qualche gradino sulla navata, impreziosito dagli stalli lignei del coro, realizzati nel 1773 nella bottega cividalese di Mattia Deganutti da cui uscì pure il mobilio in legno intagliato della sacrestia (addossata alla parrocchiale a fine Settecento). Sull’altar maggiore spicca la pala raffigurante il titolare San Teodoro dipinta verso il 1661 da Fulvio Griffoni, mentre di Pomponio Secanti è la Madonna col Bambino e i santi Giacomo, Girolamo e Nicolò di un altare laterale, a Carlo Zorzi è riferibile la decorazione pittorica del presbiterio (Santissima Trinità e Apostoli, 1938) e al pennello di Domenico Molinari è dovuta la tiepolesca Assunzione della Beata Vergine del 1783 (ripresa dall’originale tuttora ammirabile sul soffitto dell’oratorio udinese della Purità) che sovrasta la navata. Di rilievo sono anche le due diverse acquasantiere, il pulpito barocco con tettoia posto al di sopra dell’ingresso laterale destro, la rara statuetta di San Giuseppe con il Bambino del primo altare laterale sinistro e la settecentesca statua in marmo della Madonna del Rosario, nucleo dell’omonimo altare forse di Enrico Marengo di fronte al quale s’innalza un’altra opera attribuitagli, il coevo altare delle reliquie in marmi policromi i cui reliquiari sono normalmente celati dietro la pala raffigurante I santi Filippo Neri, Isidoro e Apollonia con le anime del Purgatorio, ancora di Fulvio Griffoni.
Testo di Gabriele Caiazza